Nella Biblioteca Ursino di Catania, uno "scrigno" di libri antichi e introvabili, lavora un solo dipendente: la direttrice Rita Carbonaro. Fa tutto lei: segreteria, catalogazione, consigli ai visitatori (molti stranieri), e (ma lei non lo conferma) anche le pulizie.
Va a lavorare anche con la febbre. "Lei, che non si assenta mai, che ogni mattina arriva puntuale ad aprire la biblioteca non riceve però puntualmente il dovuto compenso: l'ultimo stipendio risale al marzo dell'anno scorso. L'unica mia preoccupazione – dice – è salvare la biblioteca, assicurarle i mezzi per continuare ad andare avanti, per superare questo periodo di difficoltà": è quanto ha scritto il collega del Sole24Ore, Nino Amadore, in un articolo del 9 gennaio 2013 http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2013-01-09/biblioteca-ursino-recupero-catania-180634.shtml?uuid=Ab3hBkIH
Ora, leggo in queste ore, del danno economico provocato dallo scempio nella Biblioteca Girolamini di Napoli: 20 milioni di euro calcolati dalla Corte dei conti campana. Mi chiedo: invece di dare un'0noreficenza alla dottoressa Carbonaro (se lo meriterebbe per la sua abnegazione) perché non viene nominata ministro dei Beni Culturali? Una come lei forse non sarebbe stata a guardare davanti a quanto avvenuto nella Biblioteca Girolamini di Napoli.