Gli articoli di Econopoly sono sempre stimolanti. Il blog dei blog curato dal collega Alberto Annicchiarico sul sito del Sole24Ore è un luogo dove poter discutere e confrontarsi in modo pacato con economisti e giuristi. Stavolta ad attirare la mia attenzione è stato l’articolo di Francesco Bruno sulle Zone economiche speciali (qui). E’ interessante e vi invito a leggerlo. Ricco di dati e confronti, l’articolo ha uno scetticismo di fondo sulla capacità del Sud Italia di risollevarsi nonostante la Cassa del Mezzogiorno, nonostante le Zes, nonostante tutto.
Allora sono andato a rileggere le indicazioni della Fondazione La Malfa (Fulm) che assieme a Mediobanca ha di recente dato un po’ di segnali di ottimismo sul futuro del Mezzogiorno (il rapporto lo trovate qui). Dalle considerazioni conclusive: “….una localizzazione meridionale non costituisce un fattore così negativo come tradizionalmente si scrive e si dice. I dati confermano l’osservazione che è possibile fare impresa nel Mezzogiorno a condizioni e con risultati non troppo diversi dal resto del Paese. Sarebbe quindi possibile immaginare uno sviluppo industriale nel Mezzogiorno che non richiederebbe particolari agevolazioni o benefici per sopravvivere su un piede di parità con il resto del Paese. Il fattore limitante non è costituito dall’ambiente economico sfavorevole, bensì dalla mancanza di una imprenditorialità meridionale e forse dei capitali iniziali che debbono accompagnare la nascita di nuove iniziative”.
Quindi secondo Fulm e Mediobanca, il Mezzogiorno non ha bisogno di agevolazioni o benefici, quello che manca sono l’imprenditorialità e i capitali iniziali. Nel documento c’è anche una ricetta. Direte: un libro dei sogni. Tirate le vostre conclusioni:
“Noi rimaniamo convinti che se il problema è sollecitare nuovi investimenti, le misure di politica economica non possano essere diffuse su tutto il territorio del Mezzogiorno: bisogna individuare pochi – essenzialmente uno per ciascuna regione – poli di attrazione e di localizzazione degli investimenti che presentino e garantiscano condizioni particolarmente favorevoli ai nuovi insediamenti industriali. In particolare questi poli di sviluppo dovrebbe avere:
collegamenti efficaci stradali e ferroviari con porti, aereoporti e con i mercati di
sbocco;
disponibilità in loco di servizi, come acqua, elettricità, collegamenti in banda larga etc.;
un sistema a tutta prova di sicurezza dalle infiltrazioni della criminalità;
una presenza di terminali di grandi aziende di credito, che dovrebbero essere poste in
concorrenza fra loro nell’insediamento in queste aree;
collegamenti con le Università del territorio che consentano di sviluppare
tempestivamente le competenze richieste;
se possibile, agevolazioni fiscali.
Penso proprio che le istituzioni potrebbero sedersi intorno a un tavolo e cominciare a ragionare intorno a questa ricetta. Voglio sottolineare e dare atto al Governo Renzi che sono stati firmati nell’ultimo anno e mezzo una serie di “patti” con le Regioni meridionali. Daranno i loro frutti nel prossimo futuro ma basteranno? Ben vengano poi le Zes come uno degli ingredienti della ricetta Fulm-Mediobanca. Ma non devono essere “l’unico” ingrediente. Il dibattito è aperto.