Ho letto di recente le stime Istat sulla popolazione del Sud Italia nei prossimi anni: dal deserto industriale (ricordate lo Svimez?) al deserto demografico. Poi leggo oggi (16 novembre) sul Sole24Ore l’ottimo pezzo del collega Luca Veronese dal titolo “Export, incentivi e nerd. Il miracolo del Portogallo” (crescita al 2,6%) e mi faccio una domanda: ma che diamine hanno i portoghesi in più del Mezzogiorno d’Italia?
So di certo quello che non hanno: una criminalità organizzata che soffoca la migliore imprenditoria. Ecco allora che nei tanti provvedimenti legislativi, che pur sono stati realizzati da questo e dai precedenti Governi, dovrebbe essere sempre prevista una “posta”, una percentuale da destinare agli investigatori (carabinieri, poliziotti, finanzieri) e alle migliori associazioni no profit che lavorano sul territorio.
Senza prevenzione e repressione del fenomeno criminale mafioso, il Sud Italia competerà sempre con una palla al piede rispetto ad altre regioni e Paesi europei. Bisogna premiare carabinieri, poliziotti e finanzieri che danno il massimo nella lotta alla criminalità: senza di loro in Campania non avremmo per esempio sgominato il feroce clan dei Casalesi.
Prevenzione e repressione sarebbero però inutili senza una forte rete sociale nel Sud Italia. E qui c’è bisogno dello Stato e soprattutto delle associazioni no profit che lavorano sul territorio in ogni campo: dalla scuola alle disabilità passando per l’aiuto agli anziani.
Mi fermo qui perché non sono un sociologo né un investigatore. Credo però che il Sud Italia sia una risorsa per il Paese ed è arrivato il momento che i partiti politici, in questa lunga corsa alle elezioni, ci diano un’indicazione su come vogliono spalare quella “montagna di merda” che è la mafia.